lunes, 13 de abril de 2009

bon jour a tout le mande j'ai déja envoiyer a José un sujet de travaille je vouler dire j'espère qu'on va faire un trés bon travaille et j'espère pas trouver une déficulter pour la communication avec le groupe puisque c'est un projet international..il reste que 14 jour pour se reunire pour la création de TOY-BOX

by

sábado, 28 de marzo de 2009

bon jour a tous le monde

je suis trés heureux de participer a ce projet intituler TOY BOX et j vraimant l'honeur de passer le bonjour a tout le mombre de léquipe qu'on sera ensemble dans un moins.
pour moi c'est la deuxime experianse avec la fondation fabbrica europa et je serais trés contant de faire connaisanse a des nouveaux personne pour l'echange de nous experiance....

alor j'espère faire avec vous un bon travail

miércoles, 25 de marzo de 2009

REFLEXIONES DEL GRUPO NANOU

Hola a todos,
en vista del Proyecto Interferencias TOY BOX y estimulado por las preguntas de analisis formuladas, querria presentar algunas reflexiones en relacion al lenguaje que, como compañia, estamos llevando a cabo. Trabajando juntos desde hace tiempo como “Gruppo Nanou” (Rhuena, Roberto y yo) hablo en nombre de la compañia. Procedere por puntos, haciendo referencia al mail enviado por Jose:

Que queremos contar?
Nos hayamos ante un abismo, en el sentido que uno de los puntos fundamentales de nuestra busqueda e investigacion es sobre todo “la historia”. Nos encontramos en una fase en la que preferimos encontrar acciones, situaciones, imagenes que sean el residuo de una “historia”, precisamente para agarrarse al “relato”. Hago referencia, por ejemplo, a la busqueda iconografica de Hooper, que retrata un situacion dramatica esperando algo que ya ha sucedido, que sucedera o que aun no ha sucedido. Podemos disfrutar solo de un residuo, de los escombros de la “historia”. Me refiero a las fotografias de Robert Frank en el proyecto “The Americans” o a las fotos de Gregory Crewdson.

Como construir y cual seria la trama ?
A traves de estos escombros construimos los espectaculos. No existe una verdadera y propia historia, ya que no existe la historia. Podemos abrir el relato a traves de una sucesion de situaciones que pueden indicar una via dramatica que versa mas sobre el espectador que en el performer.

Cual es la estructura de la historia?
La estructura de la historia la construimos por contrastes, ritmo, espacio, deseos y tensiones.

Ingredientes escenicos / audiovisivos
Otro problema seria: en el punto de indagacion en el que nos encontramos, par afrontar este “residuo narrativo”, hemos optado por el mobiliario. Objetos capaces de contextualizar y abrir con una mayor “violencia” atisbos narrativos. Hemos elegido, ademas de utilizar leyendas explicativas, titulos de fotografias, mensajes capaces de ofrecer una segunda lectura, de aparcar la situacion ofrecida por la escena.

Desde que prespectiva se puede afrontar la cuestion de la VIOLENCIA (absurdo, vivacidad, etc.)
Nos encontramos lavorando sobre la violencia entendida como tension de relacion, como accion dada y no ofrecida, seca, limpia, sin “pre” o “post”, privada de “fade in / fade out”. Una cuestion casi ritmico-compositiva que esta en relacion con quien actua en escena. Y entiendo tambien luz, sonido, etc., no solo el performer.

El objetivo: cual sera la informacion recibida por el espectador
Quizas un ambiente? Una mirada “voyeur”, Una imitacion? Nunca consigo definirlo a priori. Puedo pensar en una posicion de partida. Ultimamente siento necesaria una enorme distancia para tratar una intimidad profunda como la violencia.

Cual sera la duracion?
No mas de un cuarto de hora. Entre los diez minutos y un cuarto de hora. Almenos por la parte que se representarà. Daria una menor importancia al producto video, pensando en aprovechar el uso que se hace de la web.

Debe haber acciones explicativas, ilustrativas, demostrativas, o intuitivas y definidas?
Come habreis entendido, no me gusta ser dogmatico. Prefiero dejar un espacio vacio donde el espectador pueda entrar consigo mismo, mass que construir un “objeto” que se pueda “solo” escuchar.

Como intervienen los elementos extratextuales en el producto final? (camara, espacio, clip, el estilo visual, audio,tecnologia...)
Propongo proceder por “relaciones”, como especificaba antes. Y de ahi E da lì comprendere insieme.
Perdonad, me he centrado en nuestra lienea productiva i de investigacion pero he creido oportuno partir de ahi, un poco para presentarme, en parte para lanzar cualquier reflexion y estimulo.

Hasta pronto
Marco

viernes, 6 de marzo de 2009

RIFLESSIONI DI GRUPPO NANOU

Ciao a tutti, scusate il tardo intervento.
In vista del progetto Interferencias, stimolato dalle richieste di analisi fatte, vorrei sollevare qualche riflessione e “problematica” in rapporto al linguaggio che, come compagnia, stiamo portando avanti. Lavorando insieme da tempo come “gruppo nanou” (io, Rhuena e Roberto) parlo a nome della “compagnia”. Procederò per punti, facendo riferimento all’elenco della mail mandata da Jose:
* Che cosa vogliamo raccontare?
Qui si apre un “baratro”, nel senso che proprio uno dei punti fondamentali della nostra “ricerca” è il “racconto”. Ci stiamo interrogando, ormai da due anni, su cosa sia il “racconto”, soprattutto rispetto alla “storia”. Al momento siamo in una fase in cui preferiamo trovare azioni, situazioni, immagini che siano il residuo di una “storia”, proprio per afferrare il “racconto”. Faccio riferimento alla ricerca iconografica di Hopper, per esempio, che raffigura una situazione drammatica o in attesa di qualcosa che è già avvenuto o che avverrà o che non è ancora avvenuto. Possiamo usufruire solo di un residuo, di una maceria della “storia”.
Faccio anche riferimento alle fotografie di Robert Frank nel progetto “The Americans”, o alle foto di Gregory Crewdson.

* Come costruire e quale sarebbe la trama?
E’ attraverso queste macerie che noi costruiamo gli spettacoli. Non esiste una vera e propria trama, poiché non c’è la “storia”. Possiamo però aprire il racconto attraverso una successione di situazioni che possono indicare una via drammatica che sta più nello spettatore che nel performer.

* Qual è la struttura del racconto?
A questo punto, la struttura del “racconto” la costruiamo per pieni e vuoti, andamenti ritmici, spazialità, desideri e tensioni.

* Ingredienti scenici / audiovisivi /
Altra problematica seria: al punto di ricerca in cui siamo, per affrontare questo “residuo narrativo”, abbiamo scelto di procedere con degli arredamenti. Oggetti capaci di contestualizzare e aprire con più “violenza” squarci narrativi. Abbiamo scelto inoltre di avvalerci di “didascalie”, titoli di “fotografie”, “messaggi” capaci di offrire una rilettura, uno spostamento della situazione offerta dalla scena.

* Da che prospettiva si può affrontare la questione della VIOLENZA (assurdità, vividezza, ecc)
Al momento, stiamo lavorando sulla Violenza intesa come tensione di relazione, come azione “data” e non più “offerta”, “secca”, “netta”, senza “pre” o “post”, priva di “fade-in/fade-out”. Una questione quasi ritmico-compositiva che sta nella relazione fra chi agisce sulla scena. E intendo anche “luce”, “suono” ecc… non solo il performer.

* L'obiettivo: quali saranno le informazioni ricevute da parte del telespettatore
Forse un ambiente? Uno sguardo voyeuristico? Una mimesi? Non riesco mai a definirlo a priori. Posso solo pensare ad una posizione di partenza. Ultimamente sento necessaria un’enorme distanza per trattare un’intimità profonda come la Violenza.

* Quale sarà la durata?
Non più di un quarto d’ora. Tra i dieci minuti e un quarto d’ora. Almeno per la parte che andrà in scena. Sul prodotto video starei anche sotto, pensando all’usufrutto che si ha sul web.

* Devono essere azioni esplicative, illustrative, dimostrative, o intuitive, e definite?
Come avrete capito, non amo l’essere didascalico. Preferisco lasciare uno spazio vuoto in cui lo spettatore possa entrare con se stesso, più che costruire un “oggetto” che si possa “solo” ascoltare.

* Come intervengono gli elementi extra testuali nel prodotto finale? (camera, spazio, clip, lo stile visivo, audio, tecnologia...)Propongo di procedere per “relazioni”, come specificavo prima. E da lì comprendere insieme.
Scusatemi, mi sono profuso in spiegazioni della nostra linea produttiva e di ricerca ma ho ritenuto opportuno partire da lì, un po’ per presentarmi, un po’ per lanciare qualche riflessione e stimolo.
A presto e buon lavoro.
Marco

jueves, 22 de enero de 2009

Grazie!

ciao a tutti,
sono felice di essere entrata anch'io nel blog di Toy box!

jueves, 15 de enero de 2009

TOY-BOX CALENDAR


El proyecto se desarrollará:

- Desde el 27 de abril al 3 de mayo de 2009, en Castiglioncello (Livorno) Armunia / Castello Pasquini centro de formación y creación: la primera fase de estudio y de preparación.

- Del 4 al 12 de mayo de 2009 en Florencia, en el Festival Fabbrica Europa / Stazione Leopolda: Se efectuarán las pruebas en el espacio donde se llevará a cabo el proyecto.
- El 13 y el 14 de mayo de 2009 en Florencia, en el Festival Fabbrica Europa / Stazione Leopolda: presentacion del trabajo, resultado del laboratorio.



- dal 27 aprile al 3 maggio 2009 a Castiglioncello (Livorno) presso Armunia/ Castello Pasquini centro di formazione e creazione: prima fase di studio e preparazione;

- dal 4 al 12 maggio 2009 a Firenze presso il Festival Fabbrica Europa / Stazione Leopolda:
allestimento del set e prove nello spazio;

- il 13 e 14 maggio 2009 a Firenze presso il Festival Fabbrica Europa / Stazione Leopolda:
presentazione del lavoro, risultato del Laboratorio.


Le projet comprend:

- Du 27 avril à 3 Mai 2009, Castiglioncello (Livourne) à Armunia / Castello Pasquini centre de formation et de la création: la première phase d'étude et de préparation;

- 4 -12 Mai 2009 à Florence, au Festival Fabbrica Europa / Stazione Leopolda: Dans le cadre de la série et des essais dans l'espace;
- Le 13 et 14 Mai 2009 à Florence, au Festival Fabbrica Europa / Stazione Leopolda: présentation du travail, résultat du laboratoire.